GP Concept: MINI + race-track feeling + John Cooper Works.
Test Drive
Mini John Cooper Works
GP (prova su strada)
Difficile rimanere politicamente corretto, quando si tratta di questa Mini.
Se dovessi fare un confronto culinario tra la GP ed un ristorante, sarei indeciso se paragonarla ad un locale in cui la carta dei vini (da 10 pagine) è inserita in una spessa copertina di pelle (e la piegatura dei tovaglioli, sui piatti, risulta decisamente complicata) o al più friendly dei ristoranti cinesi, dove ordinare degli involtini primavera e del pollo alla sichuan per gustarli (volendo) anche rimanendo comodamente seduti sul divano di casa.
Insomma: una personalità accentuata ma, a volte, difficile da interpretare, ecco...
Un po’ come se il capo supremo di Mini avesse riunito, all’interno di un’unica stanza, tutti i suoi tecnici più geniali e fantasiosi, mettendoli alla prova.
E questi, ovviamente, avessero cercato di stupirlo (e stupirsi l’un l’altro) trovando (tutti) idee fantastiche ma che, a volte, sono difficili da combinare fra loro e possono (anche) far discutere.
Bodykit radicale!
Il mega alettone a me piace!
E, credetemi, dal vivo non è per nulla “tamarro”.
Lo adoro e rende il posteriore della GP (che è il lato che preferisco) assolutamente strepitoso e unico.
I passaruota, in carbonio riciclato, meno.
Mi piace molto che abbiano il numero sequenziale della GP (ben visibile) stampato sopra, ma l’effetto che si crea, guardandoli, è come quello che si ottiene dopo essere entrati in una pozzanghera, ad alta velocità, ed aver sporcato di fango la vettura.
Non avendo implicazioni aerodinamiche, servono solo a contenere l’aumento di carreggiata dell’auto; lascio, quindi, a voi dirmi se per ottenere questo risultato si poteva studiare qualcosa che restituisse un effetto un po' meno “tuning”.
Bella anche la reinterpretazione delle bocche anteriori, inclusa quella (finta) sul cofano, che sono rifinite in Chili Red e giocano, quindi, in modo sublime andando a contrastare il colore Racing Grey e Melting Silve del tetto e degli specchietti.
Tipicamente MINI, ma rigorosamente biposto!
L’interno è tipicamente Mini, incluso il grande interruttore di avviamento rosso, e fa solo eccezione la fascia decorativa (realizzata con stampa 3D) del lato del passeggero che vi mostra, sempre, quale delle 150 italiane avete la fortuna di guidare.
Anche la barra (sempre rossa, che divide la parte anteriore dal bagagliaio posteriore) è molto coreografica e bella da vedere, nonostante serva semplicemente ad evitare che i bagagli scivolino in avanti e non giochi alcun ruolo nel migliorare la rigidità.
Ormai è un classico per la due posti limitata, quindi è un’altra ottima scelta. Idem per i due sedili anteriori che, però, benché siano griffati GP, sono quelli standard della JCW ed ho come l’impressione che questa scelta non farà la felicità dei suoi possessori.
Molto particolari, invece, i paddle (sempre 3D) e il display della strumentazione (parzialmente digitale, da 5,5″, e dal design Black Panel) che, preso in prestito dalla Mini elettrica, qui si redime e diventa discepolo del CO2.
3000 esemplari light
La filosofia del togliere il superfluo, per alleggerire, pare sia stato il mood da seguire durante tutta la sua realizzazione.
La cosa, però, è riuscita solo in parte (anche se 1.255 kg non sono male per questa categoria) perché si è andata a scontrare con le politiche di marketing Mini che gestiscono i “pacchetti” degli optional.
Nel nostro caso si chiama "Pacchetto Confort" e vi costa 3.000 euro.
Così, se non ci sono fascette rosse di tessuto per chiudere le portiere e il tergicistallo posteriore,
non trovate (nemmeno) un’utile telecamera o dei sensori di parcheggio che vi diano una mano nelle manovre;
ma poi (volendo) avete dei sedili riscaldati, aria condizionata, un bracciolo centrale e un sistema d’infotainment completo.
Una cosa però, anzi due, sono certe:
questa è la Mini più potente della storia del marchio (306 CV, tutti sull’anteriore, per 265 Km/h di velocità massima) e quella con il bagagliaio più grande (ben 306 litri).
Nessuna possibilità di variare la modalità di guida
Avete voluto una Mini GP?
Bene, "Sport” è la modalità con cui la guiderete, sia che dobbiate andarci al supermercato, sia che vogliate affrontare il Col de Turini.
Potete solo decidere se togliere i controlli e se volete affidarvi alle scelte automatiche del cambio.
L’alternativa è agire voi stessi sulla leva o i paddle.
Ed ecco perché la 1 e la 2 marcia tendono un po’ a imbrigliare il motore, per poi scatenarsi dalla 3 in su...
L'uomo soccombe alla macchina?
Su strada, in particolare quelle che frequenterete utilizzandola tutti i giorni, ci sono uno o due problemini.
La qualità dello smorzamento è superba, ma molto rigida. Forse troppo.
E la combinazione con lo sterzo, diretto, la rendono ultra desiderosa di cambiar direzione.
E questo nonostante il blocco differenziale meccanico standard faccia il possibile per mantenere l'auto in una linea ragionevolmente diritta.
Quindi ci si ritrova a correggere in continuazione il volante e, in questo (malgrado sia un’auto completamente diversa) mi ha ricordato la 4C.
È un po’ troppo frenetica (soprattutto per essere guidata da tutti) e meglio sarebbe se si calmasse, come probabilmente (sospetto) fa in pista, per disegnare una linea pulita che, però, su strade accidentate come le nostre, difficilmente riesce a fare.
Il risultato è che non ci si fida mai del tutto, e questo rende nervoso chi la guida.
...E, di conseguenza, anche lei se ne accorge e vi rende questa “strana” sensazione di diffidenza, creando una sorta di circolo vizioso!
THIS IS THE QUESTION
Altra domanda: secondo voi il “Mini addicted” preferisce veramente l'automatico?
Faccio un po’ fatica a concepire un convertitore di coppia su un’auto di questo tipo...
Qualche tempo fa guardavo un confronto in pista tra una Classe A 35 AMG e una M135i (che ha lo stesso motore sotto il cofano della GP) e Bmw "prendeva paga" proprio per la “lentezza” delle cambiate di marcia, soprattutto in scalata, dell'8 rapporti della gipponese AISIN, che arriva sempre un attimo dopo di quello che vi aspettereste.
Un cambio manuale sarebbe stato, sicuramente, un'alternativa più emotiva per questa fascia di possessori.
Poi, badate bene, questo automatico male non va; esegue cambi nitidi, soprattutto se gli lasciate fare tutto da solo.
Ed io, che guardo sempre al futuro, appoggio pienamente questa scelta dei tecnici Mini!
Il prezzo, infine, è corretto. Sfido chiunque a configurare una JCW (o anche solo una S ben accessoriata) e stare sotto i 40k... E con molti cavalli in meno. Poi qui, sotto al cofano, le modifiche ci sono e tutte mirate per gestire, al meglio, l'aumento di potenza di ben 75 CV.
Qualcosa di speciale
Quindi se decidete di fare rotta per il Principato di Monaco, attraverso le strade tortuose e sui tornanti del Col de Turini (seguendo le orme delle leggende dei rally di un tempo) sappiate che, per divertirvi, vi potrebbe bastare anche “solo” una MINI John Cooper Works da 231 CV, massima espressione di estremo divertimento alla guida nel segmento delle compatte premium, magari opzionandola proprio con il GP Pack.
Ma, ovviamente, se poi la vostra meta è il centro di Montecarlo, nel porto turistico o alla ricerca di un parcheggio davanti al casinò, beh, il sofisticato understatement della terza generazione della GP vi darà grandi soddisfazioni e non vi farà passare certo inosservati!
I don't Like
L’accensione promette bene, ma poi il sound allo scarico (cancellato con il FAP e amplificato dalle casse) non è quello che ci si aspetterebbe da una GP, soprattutto quando è fredda. Un consiglio? Andate a trovare gli amici di Ragazzon e (post vendita) fatevelo personalizzare!Lifers Cool
Dinamicamente riesce a darvi il feeling di una vera auto da pista dove, oltre all’esperienza, occorre anche una buona dose di abilità, rispetto e... coraggio, per andare a cercare i suoi limiti.
VIDEO
Diamo un'occhiata (dentro e fuori) alla nostra MINI JCW GP e ascoltiamo il suo sound all'accensione.
Anche tu hai un'auto che ci vorresti far provare?
(riservato a concessionari e proprietari di auto particolari)
RINGRAZIAMENTI SPECIALI
Alessandro Gino (General Manager Gruppo Gino S.p.A), Giorgia, Lisena e Fabio (Gino S.p.A.)
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