Ferrari 458 MM Speciale
Test Drive
Ferrari 458 Speciale #NikiLauda
by Cars and Coffee
(prova su strada)
Spesso ognuno di noi ha bisogno di rimettersi in discussione, ricominciare, trovare nuovi stimoli, anche a costo di complicarsi la vita. Questi sono momenti pesanti da affrontare, ma fondamentali per evolvere, soprattutto se stai vivendo un trend che, oltretutto, è decisamente positivo… E’ un po’ questa la filosofia che mi accompagna mentre mi ritrovo seduto nel “rumoroso” abitacolo della 458 Speciale (anche se, pure la definizione “melodioso” non ci starebbe affatto male) che, da qualche mese, è diventata un po’ il simbolo incontrastato di Cars and Coffee.
Ne abbiamo parlato spesso di questi ragazzi, siamo stati ai loro eventi che raccolgono un po’ la crema (non solo italiana) dei proprietari appassionati di classiche e supercar.
Così era quasi inevitabile, in un mondo che è sempre più social e dove il partner phubbing (atteggiamento di chi ignora le persone accanto a sé, a favore del suo smartphone) è uno dei principali motivi di litigio, che anche in questa sorta di energetico network di avvenimenti automotive spuntasse un segno distintivo forte e immediatamente riconoscibile. Una Ferrari, ma molto “speciale”, insomma…
Speciale? Si… Ma anche Tailor Made!
Devo dire che se Francesco (Canta, Presidente) non deve sforzarsi molto per convincermi sulla decisione del marchio, la mia curiosità è accesa (soprattutto) dalla scelta “tailor made” della livrea.
Ma andiamo per ordine.
Quella che esce da Maranello è da sempre, nei sogni degli Italiani, la sportiva per eccellenza. Chiedete ad un bambino il nome di una macchina veloce e, anche se (magari proprio in quel momento) sta sfrecciando una tedesca, vi dirà: Ferrari.
Così, avendo come obiettivo primario proprio la localizzazione del territorio (visto che, ormai, Cars and Coffee è un marchio globale) la decisione di affidare ad una carrozzeria Italiana il ruolo di rappresentanza nazionale mi pare, tutto sommato, accettabile e condivisibile. Poi c’è il discorso della personalizzazione.
Benché di chiara fabbricazione Italiana, Ferrari è sempre più un prodotto che sviluppa il suo business (e non parlo soltanto di auto) all’estero. Indispensabile quindi l’idea di dare a questa “Speciale” una livrea che fosse legata alla nostra bandiera, al tricolore; quale occasione migliore, allora, dell’andare a ripescare (vista anche l’emozionante vicenda raccontata nel film “Rush”) una delle stagioni più avvincenti della Formula1, ed una delle livree più belle della Rossa del Cavallino, quando era ancora il coraggio di chi era al volante (e non i pneumatici o i Pit-Stop) a fare la differenza?
Da Torino si crea…
La livrea è stata ideata e sviluppata da Torino Crea e prende ispirazione dalla 312T (una delle monoposto più riuscite e vincenti) che Andreas Nikolaus, meglio noto a tutti come Niki Lauda (ora è presidente, non esecutivo, della scuderia Mercedes AMG F1) portò al trionfo nel campionato del 1975 con cinque vittorie (Monaco, altra coincidenza? Belgio, Svezia, Francia, Usa).
Nel realizzarla si è cercato di avvicinare due vetture molto diverse, benché unite entrambi dal logo del Cavallino, che però esprimono un legame emotivo molto forte:
la passione per la velocità, la nascita di una nuova organizzazione, la tecnica e la tensione per il successo.
Del resto Niki era soprannominato “il computer” a causa della sua incredibile capacità di individuare, proprio al pari di un elaboratore informatico, tutti i difetti (anche i più piccoli) della vettura che guidava. E non è certo un segreto che la prima volta che guidò la Ferrari B3, dopo 15 giri sulla pista di Fiorano, il pilota austriaco la liquidò dicendo che “era un bidone”, dando l’avvio ad un serio progetto di rinnovamento.
Quindi la decisione di scegliere proprio questa versione “diversa” della 458, beh, ora appare ancora più evidente anche in questo: presenta novità, esattamente come fu per la 312T.
Si guida, soprattutto, “con il sedere”.
I numeri fondamentali non hanno subito variazioni fantasmagoriche, ma il lavoro che sta sotto ciò che suggeriscono non è poca cosa: peso scremato (- 90 Kg), potenza che fa un salto in avanti (più 35 CV),
nuovi freni in carbonio, innesti del cambio a doppia frizione molto veloci. Insomma, esattamente come per le migliorie apportate sulla monoposto, grazie ai suggerimenti di Lauda, attraverso il lavoro
degli Ingegneri di Maranello ci si ritrova al volante di una 458 Italia di diversa concezione e destinata a diversi tipi di utenti che, più che al lato glamour del possesso (un classico per Maranello)
beh, sono anche alla ricerca di ondate di eccitazione, mista a paura, che si propagano attraverso il corpo durante la sua guida, accompagnate dalla tonalità roca e burbera del suo V8.
Alla Speciale non interessa il comfort, è nata per la pista.
Del resto anche Lauda, dopo il pauroso incidente che lo vide coinvolto al Nürburgring, affermò che preferiva il suo fondoschiena ad un bel viso, proprio perché era fermamente convinto di come una vettura si guidi, soprattutto, “con il sedere”… E noi siamo perfettamente d’accordo con lui!
Così, la prima volta che l’ho vista, a Montecarlo, nonostante non sia un “Maranello dipendente” (questo è risaputo) non ho potuto fare a meno di rimanerne ammirato.
La Speciale è una delle espressioni migliori della 458, un’auto che (per ultima) indossa un V8 aspirato di 4.497 cm³ e 605 CV; salire e scendere di marcia è un’emozione da brivido difficilmente raggiungibile da altre marche. I timpani godono di una sorta di sinfonia senza eguali, che già basta ad accontentare il guidatore meno esperto e lo ripaga del suo acquisto. Ma in questa auto c’è di più, molto di più. Ed è proprio questa parola, “PIU’”, a farla da padrone:
“PIU’ leggera, PIU’ potente, PIU’ cattiva, PIU’ performante e, nel nostro caso, PIU’ personalizzabile…”.
12
La modelizzazione di Torino Crea è riuscita a riportare tutti i tratti fondamentali della 312T, con la doppia linea bianca che scorre a partire dal muso, imprimendo ulteriore energia; il processo si è
completato con l’applicazione del wrap coprente: la vettura, inizialmente bianca con tettuccio nero è divenuta prima totalmente rossa, come si confà alla classicità Ferrari, e poi sono state
tracciate le posizioni per i dettagli bianchi, tagliati direttamente in sede (fase affidata alla DSW wrapping).
Entrambe le lavorazioni sono state eseguite completamente a mano, al fine di dare un ulteriore risalto ad un concentrato di tecnologia e professionalità artigiana.
Completa il tutto il gigantesco numero 12 sul tetto, bordato di nero, che (insieme all’11) faceva parte della numerazione di gara fissa e ufficiale del Cavallino nel 1874-75. Numero, tra l’altro, a cui era molto legato anche un altro grande pilota come Gilles Villeneuve (per rimanere in zona rosse) ma anche un certo Ayrton (Senna) che, a Maranello, ahimè, non riuscì mai ad arrivarci. Per campanilismo ricordiamo anche Trulli, Fisichella, De Angelis e il mitico Alessandro Zanardi.
Ecco, allora, che anche questa scelta mi pare ampiamente azzeccata.
Qualcuno, tra i più attenti, dirà che questa strada era già stata percorsa nel 2013 dal reparto “Tailor Made” di Maranello con una 458 Italia. Qui, grazie agli interni standard, l’opera dei designer si era concentrata (anche) sulla personalizzazione dell’abitacolo, riproponendo la fascia tricolore pure all’interno; lo schema cromatico esterno, però, era più legato alla nostra bandiera che a quello della monoposto, e quei cerchi in lega dorati, beh, mi hanno sempre lasciato qualche perplessità.
Quindi nessuna copia, nessun plagio. Anzi, forse, un risultato (tutto sommato) più interessante….
Supercar social e condivisa…
Non credo, quindi, avrete grosse difficoltà ad incontrare sul vostro cammino quella che è stata definita, sui social, la #Nikilauda. Ci sono buone possibilità, inoltre, che Francesco possa anche farvela provare.
Ok, forse non vi cederà il volante come ha fatto con me (stiamo sempre parlando di una supercar di evidente valore, non solo economico) ma sono sicuro che, se saprete chiederglielo nei modi giusti, vi farà godere dell’ebrezza di sistemarvi sul sedile del passeggero, anche se non aspettatevi pelle e lusso, ma solo di affondare in sedili foderati di tessuto tecnico e brividi di piacere.
L’Alcantara sulla plancia, la fibra di carbonio nei pannelli porta, i tappetini non pervenuti e il portaoggetti eliminato non saranno mai un grosso problema, perché ci sarà il ponte centrale ispirato a LaFerrari (insieme al suo pulsante Launch) a catturare il vostro sguardo, almeno fino a che non sarete scagliati dallo 0 a 100 in 3 secondi netti, ammirati delle persone che vi vedranno sfrecciare dai margini della pista.
Perché questa 458 Speciale “Cars and Coffee” vuole essere, ed è, soprattutto una supercar Social e condivisa.
Un po’ come alcuni progetti che vi gravitano attorno, come quello a sostegno della Marco Berry Onlus che, con il focus della ricerca “Doctor Magic” basata sulla misdrection (ossia tecnica che distrae l’attenzione dello spettatore e può essere impiegata come cura non-farmacologica per la riduzione del dolore) cerca di portare anche un po’ di sollievo ai bambini dell’Ospedale Regina Margherita di Torino.
Come dice Francesco: “La fascinazione per le auto da sogno è molto simile a quel rapimento che coglie tutti davanti ad un gioco di magia”.
Su e giù per tornanti
Ed ecco, allora, che io questa “tailor made” così speciale non potevo non guidarla e non potevo non farlo in un luogo che so essere molto caro (negli anni trascorsi) proprio agli amici di Cars and Coffe: ossia il Colle del Moncenisio.
Ci siamo incrociati spesso, su queste curve, con “mrcarsandcoffee”. A volte con belle ragazze al nostro fianco, altre con collaboratori e amici, ma sempre alla guida di qualche performante sportiva.
Così oggi ripercorrere insieme a lui questi fantastici tornanti, benché alzi il pollice verso l’alto, fa trasparire come non ami molto stare dalla parte del passeggero.
Come dice il nostro amico Alessandro Roja, questa espressione più pura della 458 è “tanti chili di bellezza” e il suo problema più grave è che va veramente forte.
La sterzata è quella tipica della Italia e anche le sospensioni (dalla gestione adattiva) se non forzate non risultano mai spacca schiena, ma la variazione tra il “morbido e il duro” sono nette e, appena schiacciate un po’ di più, e mettete il manettino nella sanguinea “Race”, le differenze emergono, così come la comunicabilità incomparabile dello sterzo.
L’SSC veglia su di voi
Trascorriamo un’oretta a sfrecciare avanti e indietro sui tornanti, il traffico è nullo (basta evitare accuratamente il w.e.) e l’agilita della Speciale è davvero sorprendente.
I Michelin Pilot Sport Cup 2 hanno una presa quasi miracolosa sull’asfalto e regalano, al guidatore, una confidenza e una trasparenza delle reazioni che hanno del miracoloso (almeno con questo tipo di erogazione).
E’ vero, su di noi veglia sempre un certo SSC (Side Slip angle Control): sono quasi certo che questo avanzatissimo aggeggio futuristico ci abbia salvato in almeno un paio di occasioni, operando nell’ombra per prevenire (solo se ve lo meritate) derive laterali e scivolamenti che potrebbero costarvi caro. Del resto è risaputo, in questa nuova generazione di Ferrari l’elettronica non è mai un impiccio, ma un aiuto.
Così finisci per trastullarti, impavido, fino a che l’autonomia del serbatoio ti ricorda (o consiglia?) che è arrivato il momento di dirigersi verso valle, tra la vita civile, e lasciare (finalmente) ritornare alla loro attività le marmotte che, ad ogni passaggio, sembravano quasi rimanere ipnotizzate dalla livrea e dal suono.
Insomma, una delle più belle Ferrari di sempre che, oltre che da guidare, è destinata a diventare anche un oggetto da collezionare. Inizio a pensare, allora, che questa tailor made italiana (oltre che emozionale) nasconda anche un’abile operazione di marketing…
Del resto, i “ragazzacci”, si sa, riescono sempre a vedere un po’ più lungo degli altri, o no?
I don't Like
Alcuni pulsanti (come quelli per abbassare i vetri) sono mutuati dal gruppo FCA; va bene la globalizzazione (soprattutto nei piccoli costruttori indipendenti) ma da Ferrari, beh, ci si aspetterebbe qualcosa di più…
Lifers Cool
Queste, a parer mio, sono sportive che (per diventare davvero uniche) vanno assolutamente personalizzate. E qui, pur non ricorrendo ai canali ufficiali, è stato realizzato un lavoro certosino veramente ben fatto. Bravi!
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