Utopia: Pagani, atto III
Non é utopia: l’azienda di Horacio si trova nel terzo decennio di vita, e questa è la sua terza opera. Cosa volere in più, da una casa che è stata in grado di presentare creazioni come la Zonda e la Huayra?
Un ideale, dice la cartella stampa.
Un sogno ben realizzato ed in grado di distinguersi da tutto il resto, diciamo noi.
E quindi Utopia, V12, cambio manuale, niente sistemi ibridi.
Niente batterie pesanti, niente ibrido, solo un meraviglioso V12; niente doppia frizione, solo un puro cambio manuale o robotizzato a 7 rapporti. Tutto questo per assicurare che l’auto risponda al meglio ad ogni gesto del pilota e lavori in simbiosi con esso per la purezza di guida, un’esperienza “classica” definita in modi nuovi.
Perché alla fine di questo stiamo parlando, Emozioni, quelle con la E maiuscola che troppo spesso vengono raccontate in modo sterile e perdono di significato.
La storia di Horacio la si percepisce in ogni dettaglio delle sue creazioni. In ogni bullone, in ogni piccolo ma straordinario intervento per rendere le Pagani opere d’arte.
Appena ho visto la Utopia sono rimasto perplesso, lo ammetto.
Sicuramente colpito, ma ho bisogno di un pò per abituarmi a quel frontale. Stride un pò con l’idea di leggerezza e semplicità che comunicano la silhouette e il posteriore.
E’ senza dubbio una Pagani, con richiami al passato non solo della casa italiana.
Il nuovo parabrezza con i bordi superiori arrotondati la rende sensuale e le conferisce un nuovo aspetto inconfondibile. Una forma addolcita e perfezionata nel corso del tempo ma che resta impressa nella mente dal momento in cui la si vede per la prima volta. L’idea originale era quella di creare un design senza tempo, non seguendo la moda del momento e devo dire che io sono stato molto tempo a guardare quel profilo. Mi porta sia indietro che avanti nel tempo, e quella coda all’insù mi conquista e mi porta a sentire il rombo dei motori storici nella testa.
Da designer spesso mi soffermo molto sull’aspetto delle vetture e Pagani ti obbliga a passare più volte su uno stesso dettaglio per apprezzarne davvero il sapore. E’ sufficiente dare uno sguardo agli specchietti per capire quanto sia stato dettagliato lo studio per rendere efficiente e senza tempo questo dettaglio.
Questa è la prima volta che scrivo delle Utopia, ma sono sicuro che in questi giorni, guardandola e riguardandola, rimarrò sempre più affascinato dalle soluzioni tecniche e stilistiche di quella che è una vettura che ha profonde radici nel mondo della bellezza.
E come era successo per Zonda prima e per Huayra poi… Me ne innamorerò perdutamente.
Horacio rappresenta passione, dettaglio, duro lavoro e soprattutto sogni realizzati.
E’ stato in grado di trasformare un’utopia in una fantastica vettura che fa battere il cuore.
E non abbiamo ancora acceso il motore…
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