Le auto di Paolo 2016
Sarebbe facile – per quanto politicamente scorretto – infilare in questo podio una mostruosa supercar, con le prestazioni e i costi di un caccia F35, oppure viceversa una qualche auto ad “emissioni zero” (che poi non è mai del tutto vero…), di quelle che si muovono con lievi ronzii dandoti la sensazione di vivere in un film di fantascienza degli anni ’70… Facile anche questo, e pure politicamente corretto (fin troppo), ma quanti se le possono permettere e, soprattutto, possono ricaricarle come, dove e quando vogliono?
No grazie, non sono un estremista e neppure un tecnofilo a tutti i costi, per cui resto nel classico e, soprattutto, nell’usabile.
Con tre mezzi peraltro diversissimi, ma – a mio modesto e opinabile parere – tutti con un loro bel perché:
3) Sono rimasto molto colpito dalla nuova Volvo XC90 T8 … Chi mi conosce si stupirà di questa mia affermazione, dato che tendenzialmente non amo Crossover e Suv ingombranti e pesanti, esatto contrario della guida dinamica e divertente… E infatti la svedesona non mi affascina per la sua opulente possanza, ma per quello che si ritrova sotto il cofano: un 2 litri 4 cilindri con 407 CV e 640 Nm! Come si sono potute raggiungere potenza e coppia così elevate con un 2 litri?! 320 CV di turbo benzina sull’avantreno più 87 CV di elettrico sul retrotreno… Avrei preferito il contrario, ma anche così il dato rimane impressionante. La ricetta? Non un ibrido (che non potrebbe sommare pari pari le potenze dei due propulsori), bensì due motori separati. E il termico non ha solo tanta potenza, ma anche tanta coppia, dato che abbina un compressore volumetrico per i bassi regimi al turbo classico per i medio-alti… Non vi ricorda qualcosa…? Per i più giovani o i più smemorati, citerò solo il nome della prima (e, credo, unica) vettura che adottò una simile combinazione, ed era il lontano 1984… Si chiamava Lancia Delta S4.
Volvo XC-90
Suzuki Ignis 1) E quindi al primo posto ci piazzo la Giulia della rinata Alfa Romeo. Non soltanto per quello che è, ma soprattutto per quello che rappresenta: la bandiera dell’Italia che mi piace, quella che – anche se spesso un po’ tardivamente – sa rialzare la testa e guardare il mondo dall’alto… Perché la Giulia è “la” berlina sportiva, e non soltanto per le prestazioni, ma soprattutto per quel piacere di guida che non ha eguali nel suo genere, e non soltanto nel suo. E non parlo tanto della Quadrifoglio – stratosferica ma riservata a pochi – quanto delle sorelle minori, tanto più sorprendenti proprio perché più “normali”… Chi le ha provate e capisce qualcosa di dinamica di guida, sa di che cosa sto parlando. Il mio primo approccio con lei (una diesel 180 CV, ormai oltre sei mesi orsono) mi ha lasciato sbigottito: la tenuta di strada (inavvicinabile dal 90% del parco circolante), ma soprattutto la precisione chirurgica dello sterzo, mi hanno portato a cuocere le gomme (ero in pista) nel tentativo di arrivare a quel suo limite che era sempre un po’ più in là di dove mi aspettavo di trovarlo…
Alfa Romeo Giulia
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