Lancia Stratos Bertone: il prototipo Zero vince il Trofeo Ragazzi
Se avete letto l’articolo sulla Best of Show di quest’anno, saprete quanto e perché ci piace il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este.
Non ho però detto quanto mi piacciano le varie classi divise per tema, essenziali visto l’incredibile poliedrico parco auto presente.
Mi piace poi l’idea di affiancare al parere della giuria quello popolare del pubblico. A sua volta diviso tra votazioni a Referendum Pubblico e Referendum Pubblico giovane (fino ai 16 anni). Ed è proprio quest’ultimo che ha visto protagonista la Lancia Stratos Zero Bertone di questo pezzo.
Il format scelto dall’organizzatore BMW Group lo adoro, perché penso riveli quali elementi del nostro subconscio emergono durante la scelta di un’automobile come oggetto emozionale. Da parte della Giuria abbiamo assistito ad una scelta dettata da gusto estetico, ovvio (come in quelle del pubblico del resto), ma soprattutto notiamo razionalità dovuta al ruolo e legata a conoscenza tecnica e storica (Ferrari 335 Sport Spider Scaglietti, Best of Show). Ma analizzando la scelta emersa dal Referendum Pubblico, libera da doveri di ruolo, troviamo vincitrice l’Alfa Romeo 33 Stradale. Ovvero quella più giovane e sexy delle due, quella più vicina al concetto di Supercar attuale. L’oggetto del desiderio visto dall’ottica di proprietario, driver e appassionato.
La Lancia Stratos Zero di Bertone è un discorso a sé. E’ un prototipo, un concept di design creativo che esula completamente dalle linee viste fino ad allora su una vettura, nato per aprire nuove strade al concetto di super auto. Ecco perché è piaciuta ai ragazzi del pubblico, ha provocato in loro le stesse emozioni che in un adulto fanno parte della sfera adolescenziale, incurante del tempo che scorre per poi emergere in modi differenti in ognuno di noi. Nel 1970 in occasione del 52° Salone dell’Auto di Torino lasciò tutti a bocca aperta, Cesare Fiorio incluso (allora direttore sportivo in Lancia), affascinato pure dalle soluzioni tecniche del prototipo che Nuccio Bertone stesso volle chiamare Stratos. L’esperienza vissuta durante la realizzazione di vetture Lamborghini come la P400 (Miura), la “Marzal” e la “Hurraco P250” per citarne alcune, ha senz’altro influito sulle capacità costruttive e di sognare di Bertone. Prerogativa fondamentale del progetto era quella di lasciare il più ampio margine possibile alle idee del designer, per questo ogni elemento strutturale e meccanico è posizionato il più in basso possibile. A spingere questo prototipo (funzionante) è l’altrettanto unico propulsore 4 cilindri a V di 1584 centimetri cubi, preso dalla Lancia Fulvia HF e disposto longitudinalmente in posizione posteriore centrale.
Il risultato è quell’effetto wow che l’ha decretata vincitrice del trofeo BMW Group Ragazzi del Concorso d’Eleganza di Villa D’Este: un cuneo perfetto alto da terra solamente 840 mm (!). Non esistono portiere e la soluzione è proprio davanti al guidatore, il parabrezza-porta permette l’accesso all’abitacolo grazie ad un movimento basculante azionabile dall’interno attraverso il piantone dello sterzo. Anch’esso mobile al fine di dare accesso al sedile anatomico del driver all’interno di un abitacolo altamente futuribile; sensazione accentuata dal layout generale e dalla strumentazione d’avanguardia dislocata alla sinistra del cockpit, in un unico quadrante rettangolare verticale (come in un grande tablet) posto davanti al passaruota anteriore sinistro.
Alla destra del pilota, sulla Lancia Stratos Zero trova posto il co-pilota su un altro sedile analogo che, al pari di quello di chi sta al volante, è caratterizzato dalla parte alta dello schienale reclinabile per dare accesso al mini pozzetto portabagagli e al ruotino di scorta. All’esterno non lascia indifferenti nemmeno il cofano motore con funzione di ventilazione grazie ad una bellissima alettatura a V. La visibilità verso l’esterno è quasi inesistente e si capisce che non se ne tenuto conto in fase progettuale, anche l’esiguo lunotto abbinato alla conformazione del cofano motore non aiuta di certo.
Le bellissime fiancate sono prive dei classici finestrini sopra la linea di cintura dell’auto, sono presenti solamente delle finestrature in vetro ad altezza parafango anteriore. Elemento che ingloba, in una bellissima e moderna soluzione (oggi vi sarebbero due retrocamere), gli specchi retrovisori. L’assieme tecnico-stilistico dona alla Stratos Prototipo Zero di Bertone un ottimo coefficiente aerodinamico e una linea aliena, mozzafiato. Nel 1971 (un anno dopo il Salone di Torino) Nuccio Bertone riceve una chiamata, è Ugo Gobbato direttore generale di Lancia. Vuole che il giorno dopo si presenti presso la Squadra Corse di Lancia. E’ un’occasione imperdibile, il prototipo ha riscosso successo, Nuccio si presenta ai cancelli della Lancia alla guida della Prototipo Zero, lo stupore generale traspare dai passanti e dagli addetti ai lavori. Tutto il resto è storia, nasce così la volontà di produrre una vettura commerciabile e realizzabile in serie (seppur in piccoli numeri), il motore lo decide Nuccio Bertone in persona.
Nasce la Lancia Stratos HF appositamente sviluppata per i rally e mossa dal V6 Ferrari Dino da 2,4 litri, questa volta disposto trasversalmente. Presto (o, meglio, prestissimo!), il nostro Direttore guiderà la New Stratos, di MAT, perché la storia del mito continua anche negli anni 2000…
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