Primo test drive BMW M4: circuito internazionale di Misano
Mi ritornavano in mente le mattine di scuola, i minuti che diventavano ore durante matematica, le mani sudate mentre il prof. sorteggiava per l’interrogazione e l’attesa per quel benedetto “drin drin” che ti riconsegnava la giornata.
Perché un simile flashback direte?
Beh, in tutta sincerità non ero in un posto tanto dissimile da quello che vi ho appena descritto.
Solo che qui, al posto dell’insegnante, c’era un istruttore e avevo una BMW M4 invece del banco; sì, avete campito bene, una M4 e, da queste parti, l’aula è chiamata circuito internazionale di Misano. Che razza di scuola è questa?
Che domande, è quella dei vostri sogni, quella dove si impara a maneggiare un pugnale a quattro ruote, quella dove ognuno che vede nella pratica il miglior maestro si sente a casa. Signori e signore benvenuti alla “Driving Academy Guidare & Pilotare” di Sigfried Stohr.
È davvero difficile riuscire a descrivere cosa si provi una volta immersi in questo ambiente; cammini per il paddock e mentre da una parte, sul rettilineo, infuriano i 6 cilindri con un sound alquanto intimidatorio, dall’altro, nei box, i gruppi di lavoro pendono dalle labbra dell’istruttore; il quale, cm per cm, illustra il tracciato e le dinamiche del veicolo sotto i diversi input, per garantire in primis un’esperienza all’insegna della sicurezza. Ed è proprio questo il cardine su cui ruota ogni concetto, perché prima di poter andare veloci bisogna essere consapevoli delle proprie azioni. In questo modo arriva il primo vero slittamento di paradigma, nel momento in cui, lontano dalle solite chiacchiere da bar, al centro dell’universo della guida non c’è più l’auto, bensì voi.
Il conducente diventa il responsabile, il marionettista, mentre l’auto è “ridotta” a un comune corpo sottoposto alle leggi della fisica in ogni variante possibile e, nonostante possa sembrare poco poetico, è solo la coscienza di ciò a far la differenza tra un’uscita di curva con il sorriso fino alle orecchie e un’uscita verso galassie ancora inesplorate. Il metodo è induttivo, ovvero dal particolare al generale e tutto è di vitale importanza. La posizione di guida, il coordinamento tra sterzo e acceleratore, la profondità dello sguardo, gli esercizi specifici; tutti mattoni indispensabili per costruire capacità che in pista e su strada vi consentano di rendere la guida più sicura per voi e gli altri, oltre a renderla meno faticosa e più coinvolgente.
Del banco di prova, invece, non credo ci sia bisogni di troppe presentazioni. La M4 è forse uno dei migliori compromessi al giorno d’oggi; la linea è vigorosa, sembra un muscolo scolpito ma per niente volgare, anzi, nel complesso il bilanciamento è tale che per un occhio poco esperto si camuffa egregiamente nella giungla urbana. L’aerodinamica fa il suo gioco, ma qui c’è ancora parecchio spazio per le matite dei designer e il gusto, che portano alla luce uno dei frontali più aggressivi dello scenario attuale.
Sotto al cofano ci sono 6 cilindri “in riga” che offrono 400 cavalli e tanta coppia da far impensierire motori ben più esotici. Guardatevi bene dal sottovalutarla, miei cari, perché una volta impostata l’elettronica sulla configurazione più aggressiva diventa una bestia sanguinaria senza rispetto per nessuno.
La pista è sicuramente l’habitat migliore per capire di che pasta sia fatta e la sua attitudine a farvi riconsiderare il vostro livello di attributi, qualora ne abbiate un minimo da tentare di prenderla per le corna. Con un po’ di bagnato il tempo che ci impiega a farvi fare la figura dei bambini (di quelli che non si staccano dalla gonna della mamma, il primo giorno di scuola) cala drasticamente, così come quello che impiegherete per ricordarvi di quel twin scroll che avete letto con troppo fretta e poca attenzione, sbirciando tra i dati tecnici. E anche se messa così potrebbe non sembrare un’esperienza di puro godimento, beh, vi assicuro che lo è!
Perché la caratterista che vi fa amare questa vettura è la sincerità. Sa essere brutale, ma mai scorbutica, potrà essere immediata, ma mai imprevedibile e la comunicazione che arriva da sterzo e telaio è continua al punto tale che, nonostante la spia del TC lampeggi come un albero di Natale, lei vi lascerà sempre capire quanto margine abbiate in ogni punto e in ogni momento. Nel caso di emergenza, poi, l’equipaggiamento con l’impianto carboceramico vi fa sentire come sotto le coperte durante una notte di temporale in inverno.
Non c’è dubbio, anche con un bagagliaio spazioso il territorio in cui si aggira quest’auto è quello delle supercar di razza. Buon sangue non mente in effetti, l’eredità di cui questa macchina si fa carico, è troppo brillante per disattenderla o macchiarla, togliendo al pilota quello che è un equilibrio tra il coinvolgimento e la sopraffazione unico nel suo genere. Cosa dire dunque se non grazie a BMW, per non aver ceduto alle moine dell’elettronica che porta via sempre più l’anima da ogni pezzo di ferro e grazie “Guidare & Pilotare” per il percorso che, con pazienza, in poco tempo vi porta non a essere i migliori piloti, ma, semplicemente, piloti migliori.
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