BMW M3 e30
BMW M3 e30
Marco, Direttore del LifesrBlog (per gli amici “Longh”) mi ha regalato la grande opportunità di raccontare (o, almeno, di provarci) il profondo sentimento che mi lega al mondo delle auto… Ma non alle auto in generale, bensì alla categoria che preferisco: le cosiddette “Young timer”, ovvero le “vecchiette” – non poi così vecchie – che tra gli anni ’80 e ’90 si sono imposte sui mercati con le loro prestazioni sportive in grado di esaltare gli animi dei più corsaioli. Data la mia giovane età, molte di queste auto le ho solo potute sognare, altre le ho potute vedere solo dal vivo (durante occasioni particolari) e su qualcuna ho anche avuto la fortuna di potermici cimentare.
Per questo motivo, questa rubrica non vuole diventare un manuale tecnico, focalizzandosi sulle prestazioni delle auto, comparandone le potenze in test che, sicuramente, nomi più autorevoli del sottoscritto farebbero in maniera più efficace, ma solo evidenziare ciò che questi mezzi riescono a suscitare nei cuori degli appassionati di ogni età e generazione, provando a capire, insieme a voi lettori, il perché…
Proprio per questo motivo vorrei iniziare questa avventura parlando della BMW M3; ma non di una “emmetre” qualsiasi, bensì della e30, la prima coupé sportiva che ha segnato l’inizio un “cult” della casa automobilistica bavarese.
In quel periodo la casa BMW aveva definito una linea degna del più germanico dei “family feeling”: linee squadrate, taglienti, il tradizionale doppio rene centrale e doppi fari tondi separati. Personalmente ritengo che riuscisse a trasmettere poco carattere, se non in alcune versioni di alta gamma come, ad esempio, la brillante berlina 745i e la sua omologa a 2 porte 635 M. Proprio la lettera “M” che evidenzia le vetture di casa BMW ad alte prestazioni, stava per sfornare un’altra delle sue icone.
Siamo infatti nel 1986 e, forse, nemmeno i tecnici di Monaco di Baviera si sarebbero mai immaginati del mito che avrebbero creato. In un’epoca in cui le competizioni erano fondamentali per il buon nome di un costruttore (soprattutto se voleva fregiarsi di produrre auto sportive) e le regole per partecipare alle competizioni imponevano un certo numero di vetture stradali da destinare alle competizioni, nasce la M3 e30. Il motivo di questa “corsa all’oro” è presto detto: Mercedes stava spopolando nelle gare (sin da due anni prima) e BMW non poteva rimanere a guardare!
La ricetta era molto semplice: prendere una più che anonima serie 3 (allora la più piccola coupè in listino) e farle fare una dieta a base di steroidi; la carrozzeria di questa M presentava dei passaruota bombati ad hoc (presenti solo su questa versione) che potevano sembrare quasi eleganti se non avessero suscitato tutto quel timore a chi la vedeva avvicinarsi (repentinamente) dallo specchietto retrovisore.
Il vistoso spoiler, a regolazione meccanica, che per certi versi armonizzava il design di un’auto che da “pista – stradale”, donava un look tutt’altro che anonimo e completamente stravolto rispetto alle versioni “normali”. Il resto era rappresentato dal DNA sportivo che BMW usava da tradizione e che non aveva mai abbandonato: la trazione posteriore.
Così, le linee realizzate con bulino e scalpello divennero un’ottima base di partenza. Il portentoso 4 cilindri 16 valvole da 2.302 cm3, insieme al peso esiguo di circa 1300 chili, garantivano prestazioni molto importanti: dai 195 ai 215 CV dei modelli di fine serie.
Chiaramente il design teutonico può essere contrapposto alle linee eleganti con cui le auto italiane si sono da sempre contraddistinte, ma questo non interessava ai tecnici BMW. Quelli erano anni in cui le competizioni a “ruote coperte” entusiasmavano i cuori degli appassionati quasi al pari della Formula 1, ed il DTM (Campionato Turismo Tedesco) era forse uno dei palcoscenici più rappresentativi dell’avanguardia tecnologica automobilistica. Proprio per questo scopo nasceva la BMW M3 e30, con un progetto dettato piu da esigenze tecniche che dallo stile, focalizzandosi sulla massimizzazione delle prestazioni. Un altro particolare che entusiasma ancora oggi i più nostalgici è, sicuramente, il cambio manuale che aveva la caratteristica prima “in basso”, dando all’auto un carattere ancora più pistaiolo. Il motivo era dettato dal fatto che essendo 2° e 3° le marce più usate anche nelle curve lente (la 1°, a parte qualche eccezione, era usata solo al via) mettendole in linea si riducevano i tempi di cambiata ed i margini di errore. Questa chiave di lettura è necessaria per comprendere bene l’auto che, come sempre, divideva il pubblico.
La BMW M3 era si un’auto all’avanguardia, dotata di tutti i sistemi di sicurezza presenti all’epoca e della (a mio parere) giusta dose di elettronica necessaria a sfruttare la potenza dura e pura trasmessa al driver da uno sterzo diretto e dai sedili sportivi, realizzati al fine di garantire il miglior feeling possibile con la strada. Ma, all’occorrenza, poteva essere arricchita anche dai più moderni optionals, garantendo un comfort invidiabile a berline di più alta gamma. Il celebre senso dell’umorismo tedesco fece sì che i tecnici bavaresi ne realizzarono anche una versione cabrio, soprattutto apprezzata dal mercato d’oltreoceano.
Con questi numeri c’è veramente poco spazio da lasciare all’immaginazione ma, fortunatamente, in internet ci sono ancora video dell’epoca con cui potersi consolare. Noi sognatori abbiamo come miraggio di possedere qualcuna di queste automobili per i più svariati motivi e, indipendentemente dalla nostra età, dal portafogli, dalla nostra abilità di guida, ci siamo innamorati di queste vetture per le emozioni e la storia che portano con sé. Queste auto erano nate per un motivo che era ben lontano dal “fare cassa” di oggi; avevano uno scopo ben più nobile e forse anche per questo ci sono entrate nel cuore.
Lascia un commento