Fiat Abarth 124 Rally (2° parte)
Ma la vera svolta tecnica venne soprattutto dalla sostituzione del ponte posteriore completo: via l’assale rigido, causa di scarsa motricità sul viscido e sullo sconnesso, ed ecco arrivare un nuovo gruppo, appositamente disegnato, a ruote indipendenti. La Fiat Abarth 124 Rally guadagnò enormemente, sia in stabilità che soprattutto in trazione.
Presentata a fine 1972, con una produzione prevista di 500 esemplari (minimo necessario per l’omologazione, quota giudicata ampiamente sufficiente per coprire le richieste della squadra ufficiale e dei piloti privati), in realtà la 124 Abarth si fermò solo dopo aver superato i 1.000 pezzi, e soltanto perché nel frattempo la Spider – che ne era la base – cessò la propria vita come Fiat, divenendo Pininfarina e unicamente per il mercato statunitense. Nonostante il prezzo quasi doppio rispetto alla normale 124 Spider, la variante Abarth fu richiestissima non soltanto per le corse, ma anche dai tanti appassionati in tutto il mondo che ne avevano intuito le doti, doti che ne facevano una vettura incredibilmente veloce e divertente da guidare anche su strada… La “formula magica”, appunto, che qui prevedeva un rapporto peso/potenza di appena 6,4 kg/CV.
Certo, il suo inatteso successo commerciale derivò anche dalla sua forte presenza nelle corse, per giunta in una disciplina sportiva – i rallies – che spesso la gente si vedeva passare letteralmente sotto casa. La sua carriera agonistica come vettura ufficiale iniziò nel 1973 e terminò all’inizio del 1976: in quegli anni ottenne successi importanti, come due vittorie (’74 e ’75) nel rally iridato del Portogallo, il titolo Europeo nel ’75, due volte quello Tricolore (’74 e ’75) e la seconda piazza in tutte e tre le edizioni del Campionato del Mondo cui partecipò. Dal ’76 al ’79 la sua presenza nelle gare restò comunque significativa grazie ai tanti piloti privati che continuarono a utilizzarla, ottenendo spesso risultati di primo piano. Oggi i non tanti esemplari sopravvissuti (sia alle corse che allo spasso di chi se l’era comprata per “giocarci” su strada…) sono ricercatissimi, con quotazioni elevate già per le versioni strettamente di serie, ed a 6 cifre per quelle ex gara…
Quotazioni che hanno ricevuto recentemente un nuovo impulso grazie all’arrivo dell’erede di questa splendida vettura, la nuova Abarth 124 Spider. Nella quale ritroviamo – benché in chiave ovviamente più moderna – tanto della filosofia della gloriosa antenata. Anzi, delle gloriose antenate, perché oggi come allora la 124 Abarth è di fatto un’elaborazione su base 124 Spider. La quale riprende – vivaddio – la “formula magica”: motore anteriore longitudinale arretrato, peso contenuto, baricentro basso, trazione posteriore, il tutto grazie all’ottima idea di partire dalla eccellente base – ora comune – della fortunatissima Mazda mx5, almeno per la telaistica. L’amata giapponesina, d’altronde, è stata l’unica a conservare negli anni “l’alchimia” giusta per offrire tanto divertimento a costi ragionevoli. La “cugina” italiana ha quindi recuperato la propria storia appoggiandosi a chi ha avuto l’intuizione di portarla avanti nel tempo, quasi come in una sorta di passaggio delle conoscenza nella “setta iniziatica” del bel guidare…
E l’Abarth 124 di nuovo della sorella Fiat rappresenta “l’alchimia” giusta per esaltarne ancora l’eccellente base: se qualcuno pensa che la differenza stia tutta nei 30 CV in più, ottenuti dall’ottimo 1.4 turbo, è bene che vada a ripassarsi un attimo i “fondamentali” della performance: lo Scorpione non fa mai le cose a metà, e il suo “veleno” arriva dappertutto, non solo nel motore… Devi provarla, per capirlo fino in fondo: dal suono dello scarico, che ti inietta cattiveria fin nella spina dorsale, all’assetto (totalmente Bilstein, con tarature magistrali), che ne fa un oggetto racing dalla precisione chirurgica, eppure non ti trita la già citata spina dorsale se decidi (e lo decidi) di fare 200 km di curve… Dai freni (anteriori Brembo) che ti regalano staccate da brivido e sembrano non stancarsi mai, a quel differenziale autobloccante (vero meccanico!) che ti spara fuori dalle curve come una fionda, pure – se vuoi e sei capace – con quel sovrasterzo di potenza che da solo vale l’acquisto di un’auto come questa.
E, dulcis in fundo, c’è pure la versione da corsa, che tornerà presto in quei rallies che sono il suo habitat naturale: abbiamo trattenuto a stento una lacrima di commozione quando abbiamo visto la versione test, che in queste settimane sta consumando gomme in giro per i colli alla ricerca del giusto set-up…
Perché questa belva sta portando in giro una livrea che, a chi ha i capelli grigi come il sottoscritto, rievoca notti a scrivere note, profumi (!) di olio e benzina, di gomme bruciate e freni cotti, violenti flash di sciabolate di fari e abitacoli tenuamente illuminati da “intime” lampade a braccio flessibile, sigarette fumate a bordo strada, scambiandosi pareri su come girare quel tornante stretto o dove fermarsi a mangiare un boccone, borse sotto gli occhi la mattina dopo in ufficio e un solo pensiero nella testa: stavolta o si picchia o si vince.
Grazie, Abarth!
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