E’ questa la Formula 1 che funziona ?

C’è stato un tempo in cui non perdevo un solo Gran Premio di Formula 1 in Tv.
Un tempo in cui mi svegliavo presto, a volte ad orari di cui ignoravo l’esistenza tanto erano precedenti l’alba, pur di non perdermi la partenza del GP.
Oggi no!
Non ho difficoltà ad ammettere di non aver visto nessuna delle due gare di Formula 1 di questo 2016, e lo scorso anno avrò visto si e non la metà delle gare. 
Perchè?

Perchè la Formula 1 è diventata noiosa, cervellotica, poco spettacolare e troppo “educata”.

Formula 1

Non sono abbastanza vecchio da ricordare i duelli tra Lauda e Hunt, la mia memoria corsaiola parte agli inizi degli anni ‘80 con sprazzi di corse di un’altra epoca, una passione trasmessami da mio padre.
Sebbene nel 1982 avessi solo 4 anni, ho un ricordo abbastanza nitido dell’incidente di Villeneuve e di quella sensazione di tristezza che mi prese. Sono tanti i ricordi della Formula 1 degli anni ‘80: l’epopea dei motori Turbo, le battaglie sulle “minigonne” e sull’effetto “suolo”, piloti come Rosberg (Keke, il baffone), Piquet, Mansell, Prost, Senna

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Non che in quegli anni non ci fossero battaglie sui regolamenti: tra la FISE (la Federazione caperggiata da Jean-Marie Balestre) e la FOCA (l’Associazione dei costruttori guidata da Bernie Ecclestone) si duellò su tutto fino ad arrivare ad un passo dalla creazione di due campionati, con la scissione di un gruppo di costruttori capeggiati da Ecclestone.
Insomma, nulla di molto diverso da oggi ma con una differenza abissale: oggi la Formula 1 ha un’emorragia di appassionati mentre all’epoca, nonostante i duelli sulle regole, i GP piacevano eccome !

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Intendiamoci, le regole sempre più stringenti in tema di sicurezza hanno salvato tanti piloti.
La morte di Senna è stato lo spartiacque tra una Formula 1 nella quale la morte faceva spesso capolino e una decisamente più sicura. Se non ci fosse stata quella maledetta gru a stroncare la vita di Jules Bianchi a Suzuka…

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Quello che ha ucciso il mio interesse per la F1 sono i tanti, inutili tentativi di rendere le corse educate, politicamente corrette e, soprattutto, globali. Prendiamo il Kers: anni fa era uno strumento per dare un pizzico di competitività in più durante i sorpassi, poi è sfociato nella F1 ibrida con il motore turbo e quello elettrico.
Un abominio con quel rumore da aspirapolvere, io che ricordo la melodia dei 12 e dei 10 cilindri (già i V8 mi piacevano meno).
E che dire della voglia di livellare grandi e piccoli costruttori, in un delirio di pari opportunità per tutti?
Parola d’ordine: “contenere i costi”, e allora giù con limitazioni ai test, propulsori che devono durare (manco fossimo sulle auto di serie), congelamento degli sviluppi tecnici ed altre amenità. Ci manca solo di arrivare al fornitore unico di motori, ed il festival del ridicolo sarebbe completo.

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Parliamo della globalizzazione della Formula 1?
Per carità, è più che legittimo cercare di portare le corse laddove girano i soldi e dove gli organizzatori sono disposti a pagare fior di quattrini per ospitare le gare, solo che andrebbe fatto dosando i grandi classici con le novità.
Eppure, non ci si è fatti grandi scrupoli nel cancellare dal calendario circuiti che hanno fatto la storia: Magny-Cours e Imola, giusto per citarne un paio.

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Spostare le corse in paesi emergenti non risolve il problema dell’emorragia di tifosi e pubblico sui circuiti e non ci si può certo aspettare che, in paesi che non hanno mai avuto una grande tradizione motoristica, ci sia il pienone sulle tribune.

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Ma chi gestisce la Formula 1 sa bene che i soldi che alimentano il Circus e i Team (ai quali spetta dividersi una torta pari al 63 % dei proventi televisivi, pari a circa 700 milioni di euro) arrivano dalle Pay TV. Già, perchè il calo di spettatori nei circuiti è ampiamente bilanciato dall’aumento degli spettatori televisivi che pagano un abbonamento.

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E allora mi arrendo, avete ragione voi: è questa la Formula 1 che funziona!

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Andrea Tartaglia

Classe 1978, già tenera età riconoscevo un' auto dal suono del motore. Con il tempo ho coronato il mio sogno: lavorare nel mondo dell'Auto, ne ho vendute talmente tante che credo di aver perso il conto. Oggi invece scrivo, coltivando così le altre mie passioni: la Scrittura e il Digital. Racconto il mondo delle quattro ruote "dietro le quinte", quello che un normale cliente non vede quando acquista una macchina. Cerco di immaginare il futuro: cosa guideremo domani e come lo acquisteremo? Faccio sempre volentieri ad un bel test Drive e mi piace valutare il lato emozionale di un'automobile, perchè ognuna ha una storia da raccontare.