8 marzo e le auto create pensando alle donne
Onoriamo l’ 8 marzo e la giornata internazionale della donna a modo nostro. Ancora prima che in Italia Gabriele D’Annunzio decidesse di declinare l’automobile come sostantivo femminile, un signore francese, nel 1922, pensò di mettere in cantiere una vettura rivolta anche a un pubblico femminile. Stiamo parlando di André Citroën, geniale imprenditore da sempre precursore dei tempi, e della sua piccola e compatta Citroën 5CV Type C. Una vetturetta che non solo presentava notevole manovrabilità e facilità di manutenzione ma con la sua potenza fiscale di 5CV, da cui prendeva il nome, era anche economica. E, in più, usciva dalla produzione in tinte vivaci che conquistavano le signore. Tanto da essere soprannominata “Petit Citron” (“Piccolo Limone”) per il colore giallo della carrozzeria che appariva sulla réclame.
Pochi anni dopo, in Italia, fu la Fiat 509 a ispirare al vate che l’automobile doveva essere femmina. “Ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice”, scriveva nel 1926 al Senatore Giovanni Agnelli, che proprio una magnifica Fiat 509 gli aveva regalato. Il modello ha segnato, con il suo motore da un litro e un prezzo compreso tra le 16 e le 25mila lire, la prima ampia diffusione di automobili nel Paese. Era infatti pensato per far accedere al mercato le classi meno abbienti. Ed era pensato bene, dato che un anno dopo la presentazione alla Fiera di Milano del 1925, la 509 era l’auto più popolare nel Paese e, fino alla fine della sua produzione, nel 1929, ben 90mila esemplari hanno viaggiato nella Penisola.
La Lancia Ardea, capolavoro di fine anni Trenta, simile nell’estetica e nella meccanica alla precedente e ultra innovativa Aprilia ma di dimensioni e cilindrata ridotte. Con 30 CV, tuttavia, che le consentivano di raggiungere 110 Km/h e facevano di lei una utilitaria di lusso. Costruita in quattro serie, fino al 1953, la sua storia “in rosa” è rappresentata in particolare dal fatto che essendo stata l’ultima idea di Vincenzo Lancia, ne ha sviluppato il progetto la vedova Adele Miglietti, che aveva preso le redini dell’azienda, portandolo a termine due anni dopo la morte del fondatore della Casa nel 1937. La sua linea di carrozzeria ha ispirato quella che è stata poi, oltre quarant’anni dopo, un’icona della Casa dedicata alla figura femminile: la Y10. Dal 1985, quando è nata la prima serie, l’iconica city-car della Lancia ha conquistato fino al 2015 2,7 milioni di clienti in tutta Europa e per tre anni consecutivi, a partire dal 2013, è stata definita la vettura preferita dalle donne italiane.
Per un vero exploit di autovetture destinate alle donne (anche senza attendere l’8 marzo ) bisogna aspettare tuttavia gli anni Cinquanta, è questa l’epoca in cui le case cominciano a progettare pensando alle esigenze della clientela femminile. Per lo meno all’estero: nel 1952 la Austin inizia ad assemblare con un proprio motore da 1,2 litri quella che sarà la prima auto americana per il mercato a stelle e strisce prodotta in Europa: la Nash Metropolitan, che in seguito, dal 1956, verrà distribuita anche dalla marca britannica su questa sponda dell’Atlantico. Con le sue cromature lucenti e la livrea bicolore, era una versione in formato ridotto delle grandi streamline d’Oltreoceano ed è stata concepita come auto perfetta per lo shopping e per brevi spostamenti quotidiani. Vale a dire, per le signore: non a caso, all’epoca era ampiamente reclamizzata sui magazine femminili. Mentre nell’elenco delle sue acquirenti più famose figura anche la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella minore della regina Elisabetta II.
È il periodo degli sportelli controvento e dei consigli per le signore su come entrare in auto con eleganza, come si vede ancora in alcuni filmati dell’Istituto Luce realizzati in collaborazione con la rivista Quattroruote. Tuttavia forme tondeggianti, passo corto, potenza e consumi contenuti fanno spesso accomunare questa categoria di vetture alle donne, e fra loro possiamo considerare anche la Renault Dauphine, che in Italia veniva prodotta dall’Alfa Romeo. Stessa cosa per le micro car, dalla la Iso Isetta del 1953, tre ruote con un solo portellone d’accesso sul frontale ed economicità estrema, al minuscolo Messerchmitt, che veniva reclamizzato stracarico di pacchi e pacchetti, al servizio di una bionda signora in perfetto stile Sixties.
L’Autobianchi Bianchina, con la sua versione trasformabile che è stata anche la prima a essere costruita, nel 1957, segna la svolta che vede le donne protagoniste al volante, ammiccando alle automobiliste come fa del resto tutto l’universo cabrio degli anni successivi: ne sono esempi la Fiat 850 Spider che riempiva d’orgoglio Anna Magnani sulle strade della capitale in L’Automobile (1971) o il Maggiolino scoperto (Volkswagen Typ 1) del 1949, fino alla Ford Escort Cabriolet e alla Talbot Samba Cabriolet degli anni Ottanta, solo per citarne alcune.
Non si può poi non menzionare il New Beetle, il restyling del Maggiolino avvenuto nel 1998 con novità che strizzavano l’occhio al mondo femminile come il vaso portafiori sul cruscotto. Buon 8 marzo a tutte le nostre lettrici!
Commenti recenti