Montecarlo, ovvero come sta cambiando il mondo…

Tranne che in una fortunata occasione – tre anni orsono – per assistere da una posizione privilegiata al GP di Formula 1, era da tempo che non mi capitava di trascorrere qualche ora nel Principato di Monaco. E durante la corsa, come ben sa chi c’è già stato, per raggiungere il proprio posto ci si muove in un dedalo chiuso di passaggi obbligati all’interno delle strutture appositamente realizzate per l’evento, ragion per cui di Montecarlo si vede e si percepisce poco o nulla.

Montecarlo, ovvero come sta cambiando il mondo…

I miei ricordi di questo particolarissimo luogo risalivano quindi ad almeno un paio di lustri or sono. Ebbene, in questo lungo intervallo relativo alla mia certo non notata assenza dal Principato, devo dire che molte cose sono cambiate… E non mi riferisco tanto alle nuove costruzioni (come l’enorme sede del locale Yacht Club, moderno palazzone a forma di transatlantico piazzato poco dopo l’uscita dal tunnel, oppure all’avveniristico “centro commerciale grandi firme” posizionato di fronte al Casino, o ancora a qualche palazzo ristrutturato lungo Avenue Princesse Grace), quanto alla “popolazione” di Montecarlo.
Intendiamoci, la piccola folla che staziona davanti all’ingresso del Casino c’è sempre, ma coloro che attendono speranzosi il passaggio di qualche “vip” adesso sono molto più assortiti di un tempo: anni orsono spiccavano infatti i pochi orientali (quasi esclusivamente giapponesi) persi in mezzo ai tanti occidentali, oggi invece la predominanza è di cinesi, indiani, arabi ed europei, certo, ma dell’Est. E, soprattutto, le macchine fotografiche e le (allora rare) telecamere non professionali, sono state totalmente soppiantate dagli immancabili smartphone.

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E così, anche la spasmodica ricerca di qualcuno cui passare la fotocamera al volo per farsi immortalare con l’attrice di successo o lo sportivo del momento, non esiste più, grazie ai famigerati “selfie”. Ecco, Montecarlo è diventata il regno del “selfie”: si vede gente che si auto-immortala ovunque, spesso ricorrendo anche ad appositi bracci metallici cui attaccare il telefonino per ampliare il campo dell’immagine…

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Una costante, però, è rimasta: dopo i vip o presunti tali, l’oggetto del desiderio fotografico è e rimane l’automobile. Perché a Montecarlo, la parata di supercar – in movimento o parcheggiate ovviamente negli ambitissimi spazi riservati – c’è sempre. Anzi, alla faccia della crisi, è addirittura sensibilmente aumentata. Per fare una statistica molto poco attendibile (perché frutto della sensazione di una sera), la leadership del marchio più rappresentato se la contendono Bentley e Ferrari, seguite da Aston Martin e Rolls Royce. Numerosissime – ma qui passano quasi inosservate – sono anche Porsche e Range Rover, così come Maserati e Mercedes, ragionando ovviamente di Classe S, SL e AMG varie. Meno presenti, ma sempre riconoscibili, le Lamborghini (quasi esclusivamente Aventador), le Audi R8, un po’ di Jaguar (ovviamente nelle ultime generazioni sportive, che stanno diventando l’alternativa snob alle ormai “troppo comuni” Aston), oltre a qualche pezzo raro e particolare come McLaren e Pagani.

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E fin qui… Eppure, nell’osservare questo salone ambulante del lusso a quattro ruote, ho percepito qualcosa di diverso dal passato, ma ci ho messo un po’ per metterlo a fuoco… Innanzi tutto, si trattava di vetture tutte nuovissime, mentre in passato a Montecarlo non era difficile incrociare dei notevoli pezzi d’epoca. In quella sera, invece, di auto storiche ne ho viste solo tre: una Lancia Stratos stradale (che, per quanto minuscola vicino a certi mostri, ha sempre il suo bel perché), una splendida Jaguar E convertibile prima serie, e una sontuosa Rolls Royce Corniche, credo dei primi anni ’70.

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Poi, ecco il secondo “dettaglio”: le targhe. Un tempo, certe vetture nel Principato avevano la targa del Principato, oppure quella francese, o inglese, o tedesca, o anche italiana… Oggi, invece, le “plaquettes” più comuni sono quelle degli Emirati o della Russia… Ora, che un miliardario russo decida di partire da Mosca con la sua Bentley (e magari un paio di Mercedes blindate di scorta e con… la scorta) ci può anche stare: un po’ assurdo, ma fattibile. Ma che intere colonne di Ferrari e Range Rover si siano mosse da Dubai, dall’Oman o dal Qatar, e abbiano fatto il giro del Mediterraneo attraversando anche numerose zone di guerra per raggiungere Montecarlo via terra no, non mi pare verosimile… Assai più probabile, guardando alcuni “incrociatori” all’ancora in rada, che siano uscite dalle pance di quegli yacht – le cui dimensioni ridicolizzerebbero la corazzata Potemkin – per dar modo a proprietari e seguito di muoversi “agevolmente” nelle viuzze monegasche…

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Già, e i monegaschi? Con che cosa si muovono nel loro Principato? Volete proprio saperlo, in ordine di diffusione ed escludendo gli scooter? Ecco l’elenco: Smart, Twizzy, 500 e Mini. E da queste simpatiche vetturette guardano di sfuggita la sfilata dei “nuovi ricchi” incolonnati a pavoneggiarsi sui loro ingombranti bestioni – spesso degni di quei ben diversi percorsi, che probabilmente non vedranno mai – e giustamente pensano che va bene così.

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“L’argent n’a pas d’odeur”. E però ci sorprende un pensiero improvviso: ma quella donna splendida – non solo nell’aspetto ma anche per stile e carattere – cui è giustamente intitolata la via più lunga e importante del Principato – da lassù, che cosa starà pensando di come è diventata la “sua” Montecarlo?

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Paolo Olivero

Torinese, dopo un bel po’ di corse (rally, soprattutto) e qualche sporadico risultato apprezzabile, come molti ex piloti frustrati è divenuto giornalista. Di motori, off course. Nato e cresciuto professionalmente con TuttoRally (non poteva essere diverso), è stato direttore dei mensili “La mia Auto” e “La mia 4x4”, peraltro suoi progetti editoriali. Recentemente passato in video, è autore e conduttore di “Garage TV”, ma si occupa anche di formazione per le reti di vendita (del settore auto, ovvio) nonché di corsi di guida sicura e sportiva, soprattutto su ghiaccio, settore nel quale è uno tra i più esperti (cioè dei più vecchi…) istruttori. Per Paolo le vetture si dividono in tre categorie: le trazioni posteriori (quelle da guidare), le 4x4 (quelle con le ridotte per arrivare là dove nessun umano è mai giunto prima) e le trazioni anteriori (buone soltanto per andare a far la spesa). Punto.